C’è chi ci definì guerrieri al nostro fianco per affrontare ansia e depressione
Ti darò certezze contro le paure Per vedere il mondo oltre quelle alture Non temere nulla io sarò al tuo fianco Con il mantello asciugherò il tuo pianto
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Prima quindi di ritenermi in preda ad un delirio narcisistico ascoltate un po’ questa storia. Non mi è facile accostare il ruolo di psicologo a quello di guerriero, ma spesso i ragazzi hanno una loro visione (ed una marcia in più) nell’unire i puntini.
Sofia è venuta per quasi due anni il lunedì pomeriggio nel mio studio. Capelli celesti (io per farla arrabbiare definisco la tinta color puffo) e sguardo impaurito tipico di chi è maggiorenne solo sulla carta. Perché a 18 anni siamo maggiorenni per la legge, ma il cervello non sempre ha gli stessi tempi dell’ordine costituito. Se poi mettiamo sul piatto che il cervello finisce di svilupparsi a 25 anni beh… si potrebbero aprire non poche riflessioni a proposito… ma questa è un’altra storia. “Ti piace Marco Mengoni?” mi chiede. Le rispondo che la musica italiana (salvo De Andrè e pochi altri) non mi piace molto; che amo alla follia il Rock ed il Metal… e che Marco Mengoni, beh… potrebbe piacermi solo se iniziasse a cantare negli Slipknot. “Il metal è musica da vecchi e da sfigati” mi incalza Sofia. (Lo ammetto non è facile fare lo psicologo con gli adolescenti al tempo della musica trap). Alzo gli occhi al cielo: “Dove vuoi portarmi Sofia?”. “Ho trovato un video che parla di te e me” prende il cellulare e mi fa vedere il video musicale “guerriero” di Marco Mengoni.
Rimango profondamente colpito Il video, nello sguardo di Sofia, è una calzante metafora del percorso terapeutico che ormai era agli sgoccioli. Decido di fare mia questa metafora e raccomando a tutti coloro che leggono questo post di vedere il video… e poi continuare a leggere.
Psicologo = solido sostegno psicologico per crescere
Trovo assolutamente pertinente che il guerriero in questione non affronti personalmente le paure del ragazzino del video, un po’ come uno psicologo.
Sofia ha sentito che ero presente in quel stanza, mentre affrontavamo le sue paure, le sue ansie e ciò che la faceva sentire triste. Il concetto che emerge in molte persone che si trovano ad affrontare i propri demoni è quello della solitudine. Il fatto che affrontare certi mostri spaventa e da soli ci si sente delle formichine contro le proprie paure. Sofia sentiva che il suo passato problematico era troppo disturbante per lei, e per lunghi anni si era chiusa a riccio rifuggendo da esso, convinta che scappando per una vita avrebbe evitato quel dolore insostenibile.
Sofia godeva di un rapporto solido con i genitori adottivi. Il problema erano costituito dai ricordi della famiglia precedente; i maltrattamenti si erano aggrappati nella sua mente come parassiti scomodi, turbavano le sue giornate e infestavano i suoi incubi. Non era raro che se un amico alzava la voce (anche solo per scherzo) lei rivedesse il padre alcolista che si dirigeva minaccioso verso di lei guardandola con occhi rabbiosi.
Quello stesso sguardo minaccioso lo rivedeva nei sogni e si svegliava gridando! Il passato per quanto lontano ricorreva di giorno e di notte, rovinandole la sua giovane vita.
Purtroppo la fuga è un riparo temporaneo e i nostri mostriciattoli trovano il modo di trovarci. Io l’ho accompagnata in quello che lei definiva il suo “personal hell” (personale inferno) e non mi sono sostituito a lei nell’affrontare i demoni, ma non l’ho persa di vista un attimo. Non ho affrontato al posto suo le problematiche perché il messaggio implicito sarebbe stato “non sei capace di farlo da sola” e le avrei rimandato così facendo un senso di incertezza e impotenza.
Ma passo dopo passo gli incubi sono stati sconfitti e Sofia ha scoperto di avere tutte le risorse per gestire ciò da cui fuggiva. Tramite i ricordi siamo ritornati nella casa di quando era bambina. Per Sofia questa esperienza non è stata certo piacevole, ma è stata coraggiosa come un leone.
Le paure non si sconfiggono a mazzate come faremmo con un avversario in carne e ossa, si esplorano, si affrontano, si guardano negli occhi e si dà loro un significato, ed in due questo viaggio si fa decisamente meglio.
Psicologo sempre fianco a fianco
Abbiamo scoperto assieme che le minacce e le percosse non sono avvenute perché lei era una bambina insopportabile, che non se le meritava… e che in definitiva, era solo una bimba. Eravamo fianco a fianco, ed assieme abbiamo affrontato “incubi e tristezze” come riporta il testo del brano. Piano piano l’amore dei genitori adottivi ha colmato la dolorosa voragine lasciata dalla precedente famiglia e gli incubi che popolavano le sue notti si sono fatti da parte. “Sei te la guerriera Sofia” le ho detto alla fine del nostro percorso.
“Beh diciamo che lo siamo entrambi!” “Ok Sofia, mi hai convinto”
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